L’esempio di architettura in cui si dimostra questa riconoscenza e di affermazione di questo modo di governare è l'abbazia di Fulda (in Renania) (un tempo appartenente ai Frisoni), una zona che era stata cristianizzata da San Bonifacio, il quale stabilisce il suo polo di azione in Germania settentrionale, scegliendo questo come luogo di residenza. Nel 794 viene creato il primo insediamento utilizzando le case romane del luogo che vengono adattate per il nuovo utilizzo (un fenomeno molto frequente, sopratutto nelle abbazie cluniacensi). A quel tempo le abbazie erano costrette a pagare un tributo al vescovo, ma Bonifacio si rifiuta di pagare e fonda questo monastero, creando una tensione perché il vescovo di Magonza non aveva accettato la decisione e si era rivolto al papa (eventi significativi di questo momento storico di grande cambiamento). Questo periodo di grandi rivoluzioni si riflette anche in ambito architettonico in quanto in molti casi queste abbazie autonome rientravano per certi periodi sotto il controllo della diocesi e quindi si cambiava progetto e monaci.
L’abbazia di Fulda è un caso perché già dall’inizio si direziona verso alcuni progetti che poi subito dopo vengono cambiati perché scoppia all’interno del monastero una grande tensione, sopratutto dopo la morte di Bonifacio. Il suo successore, un certo Sturnio, voleva tornare sotto la dipendenza del vescovo.
La complessità di questa costruzione si intona con il modo di procedere di questo periodo particolare perché Sturnio, quando eredita il posto di Bonifacio, altera la vecchia struttura romana (una struttura molto semplice adattata ai bisogno della comunità monastica con una piccola aula che veniva utilizzata come chiesa, però già nel momento in cui Bonifacio si insedia richiama molti fedeli dai territori vicini, per cui si rendeva necessario adattare le strutture). La morte di Bonifacio aumenta questa fama dell’abbazia e i devoti venivano per ammirare il sepolcro di Bonifacio e si rendeva ancora una volta necessario l’ampliamento della vecchia struttura romana.
Viene quindi costruita una chiesa di maggiori dimensioni, con una grande navata unica conclusa da una parte absidale molto sporgente ed orientata ad est, che mostra un ventaglio di influenze non limitate al linguaggio costantiniano, in genere si riferisce anche all’architettura paleocristiana (in particolare Santa Sabina a Roma del V secolo, che presenta un’impianto molto simile). Ma siccome le controversie non si erano ancora esaurite Pipino III decide di porre l’abbazia sotto il suo controllo, reinsediando Sturnio che nel frattempo era stato cacciato, per questo decise l’ampliamento della chiesa; questa è la situazione intorno al 754, proprio nel momento in cui Pipino III diventa re.
La fasi successive sono state attuate nel periodo di Carlo Magno, in questo periodo la chiesa ha sostanzialmente due fasi, una sotto l’abate Baugulfo (779-802) e l’altra più importante sotto l’abate Ratgaro (802-817).
Sotto Baugulfo la chiesa che Sturnio aveva creato viene ampliata per far fronte alle esigenze di afflusso, ampliamento venne attuato con una nuova ed ampia chiesa a tre navate priva di transetto e con un’ampio coro orientato ad est.
Queste opere vengono concluse da Ratgano, che nel momento in cui diventa abate la chiesa di Fulda diventa il manifesta l’ideologia carolingia e l’omaggio a San Pietro rappresentava un’ulteriore segno di riconoscenza che Carlo Magno attribuiva al papa.
L’abate quindi decide l’aggiunta del transetto continuo con pareti divisorie, orientato ad ovest (seguendo lo schema di San Pietro, di cui è fotocopia, differiscono di 70 cm), della collocazione dell’altare lungo la linea che separa il transetto dalla navata, ma anche l’articolazione dei sostegni, con colonne completate da un’architrave.
Insieme con questa operazione si verifica un cambiamento di tipologia edilizia determinato dalla presenza di due cori, che sono tra di loro contrapposti, questo tipo di chiese erano già esistite precedentemente, sopratutto in ambito paleocristiano ed in particolare in chiese africane ed ispaniche, dove però il secondo coro aveva funzione esclusivamente funeraria, qui invece ha un significato differente, in quanto qui i cori contrapposti avevano pari dignità nello svolgimento liturgico (anche se in quello occidentale c’erano le reliquie di San Bonifacio), al coro vengono poi affiancate due alte torri, secondo una disposizione che ricorda quella di Lorsch.
L’opera di Ratgano viene completata dall’abate che gli succede, un certo Egilone, con la costruzione di un’atrio quadriportico preceduto da un portico d’ingresso a tre fornici, fiancheggiato da due torri, realizzando una facciata massiccia; questa aggiunta non stona con la concezione di riprendere San Pietro, perché anche nella basilica romana si trovava un’atrio nella parte orientale e anche in quella occidentale, il quale viene costruito dietro l’abside orientale ma non da Ratgano.
Subito dopo la morte di Carlo Magno assume un nuovo abate completa l’opera di Ratgano, non solo aggiungendo l’atrio (su esempio di quelli romani di San Paolo fuori le mura e San Pietro), ma anche realizzando due cripte sotto le due absidi, sia quello orientale che quello occidentale. La cripta orientale contiene una sala sotterranea con tre navate (dove quella centrale si prolunga in un’abside che costituisce le fondamenta di quella superiore), imitando la cripta di Santa Maria in Cosmedin a Roma, mentre ad oriente viene scavata una cripta ad aula dove vengono collocate le reliquie di San Bonifacio.
Dalla visione esterna emerge chiaramente la volontà di concentrare le masse e i volumi alle due estremità dell’edificio, in questo caso il senso spaziale cambia, in quanto lo sviluppo longitudinale viene sminuito da queste concentrazioni.
Nei pressi della chiesa era collocata la zona cimiteriale dominata dalla cappella di San Michele costruita nel 822, l’impianto di fondazione, non più conservato al piano superiore, corrisponde ad un’edificio a pianta circolare con ambulacro tuttora esistente, coperto forse da una cupola con lo spazio centrale impostato su otto colonne. La cripta corrisponde come impianto alla zona superiore ma con un’ambulacro separato dalla zona centrale tramite muri, anche se l’elemento che più colpisce è la presenza di questa volta centrale che poggia nella zona mediana su una colonna con un capitello ionico ed una base massiccia, secondo un modulo che verrà successivamente adattato nella architettura ispanica.
L’abbazia di Fulda era un’edificio bipolare per la disposizione delle due absidi poste alle due estremità, la composizione delle masse rivela tuttavia che il blocco occidentale è più importante di quello orientale, cosa che non accadeva a San Pietro.
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