Verso il tardogotico (York ed Ely)


L’area britanni assume a partire dalla fine del XIII secolo un ruolo dia avanguardia nei processi di elaborazione dei trafori e degli intrecci lineari, che per tale aspetto aprono a loro volta la strada agli sviluppi tardogotici.
Nell’isola la penetrazione delle tradizioni rayonnant si verificarono intorno alla metà del XIII secolo per iniziativa della corte e aveva presto trovato un limite nell’accettazione solo di alcuni elementi, i costruttori inglesi infatti rimanevano fedeli alle proprie formule tradizionali; le manifestazioni più evidenti di questa fedeltà possono essere indicate nella tipologia della pianta (sempre molto allungate, terminanti ad est con un muro rettilineo e dotate di transetti sporgenti e torre quadrata all’incrocio), nella preferenza a per proporzioni di altezza non eccessiva e quindi sviluppate in senso orizzontale, infine nella conservazione della tecnica costruttiva del muro spesso e nell’uso ridotto degli archi rampanti, in favore della ricerca di effetti unitari nel trattamento della superficie delle volte, delle quali viene complicato il disegno con l’aggiunta di nervature supplementari.
Del repertorio rayonnant e del suo rigore logico, gli architetti inglesi selezionarono esclusivamente il motivo delle grande finestra traforata; l’impiego di questo disegno ebbe conseguenze significative sulla generale organizzazione dell’edificio, infatti con l’adozione di grandi aperture il ritmo della navata assunse, nelle cattedrali inglesi, un significato nuovo e nello stesso tempo si operò per la prima volta una vera rottura della continuità muraria (senza rinunciare al forte spessore della parte, entro il quale la finestra sembra sprofondare).
Intorno al 1289-90 iniziarono ancora una volta costruzioni legate alla committenza di corte, furono perciò adattati nuovi tracciati geometrici bei trafori delle finestre, inspirati direttamente agli esempi francesi più aggiornati; le nuove forme trovarono immediate interpretazione lontano da Londra, come per esempio a York dove la sala capitolare ottagonale (1286) ripete lo schema di quella di Westminster ma ne dilata l’effetto di spaziosità con un lieve ampliamento del diametro, aumentando l’altezza e abolendo il sostegno centrale della volta, originale è anche il trattamento interno delle pareti in quanto le finestre sono scavate nello spessore del muro (che rende possibile l’apertura di un passaggio alla base) con un’ulteriore effetto di ampliamento. La zona basamentale è risolta con una serie di nicchie poligonali ai quali fa contrappunto l’opposta emergenza dei sovrastanti balconcini, il risultato è una superficie ondeggiata che rende indefinito il limite del vano.
Questo tipo di architettura piuttosto fantasiosa non ebbe seguito nel cantiere di York in quanto la ricostruzione della navata venne affidata ad un’altro architetto in forme che rispecchiano la concezione più ortodossa del rayonnant.
Accanto a questo filone, negli stessi anni, si sviluppano ulteriori varianti nel disegno dei trafori segnando l’inizio di una nuova fase di ricerca, che viene definito curvilinear style, caratteristica di questo indirizzo è l’apparizione del modello lineare a curva e controcurva, cioè dell’arco a carena di nave, cui gli inglesi danno il nome di ogee arch.
Il senso di fluidità e continuità di questa nuova forma coinvolgerà presto l’intera struttura tridimensionale, dissolvendo in una visione fiabesca l’oroginaria solidità muraria della parete. nella cappella della Vergine della cattedrale di Ely (1321) il basamento è costituito da due serie di archeggiature, sviluppate su piani diversi e sfalsati, che danno luogo a delle specie di nicchie; gli archi della serie anteriore sono polilobati con la cuspide protesa in avanti e sormontata da un timpano scolpito con una trina, una ricca decorazione a foglie ricopre praticamente ogni elemento strutturale.

Negli ultimi secoli dell’età medioevale sono comunque riconoscibili, in generale, due diverse linee di ricerca, da un lato quelle architetture che, pur con importanti sviluppi e distinzioni, restano legate alla matrice gotica, dall’altro lato quella tesa alla scoperta o alla reinterpretazione di temi e linguaggi capaci di esprimere specifiche identità nazionali.

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