San Michele di Hildesheim


Nella stessa Sassonia si costruisce un’edificio che è più significativo dal punto di vista delle soluzioni adottate ma manifesta anche una varietà di soluzioni all’interno di questa architettura ottoniana, una varietà che non riesce a compromette la sintassi costruttiva generale, ma è una varietà che tende ad arricchire i partiti di partenza con altre soluzioni.
La chiesa di San Michele venne fatta costruire dal vescovo Bernoardo (precettore di Ottone III), riprende temi già noti nel mondo carolingio e li sottopone ad un processo di modifica, il suo impianto si ricollega alla struttura bipolare che abbiamo visto nel mondo carolingio (ovvero quella struttura architettonica che imposta la sua fondamentale importanza sulla corrispondenza di parti uguali poste alle estremità dell’edificio). Si tratta di due corpi di fabbrica (così come abbiamo visto a Centula) uniti da un corpo basilicale che è formato da tre vani uguali a quello formato all’incrocio tra la navata ed il transetto, in una maniera più organica di quello che abbiamo visto a Gernrode (dove l’incrocio non era perfettamente geometrico a causa delle preesistenze). Viene quindi riproposto questo senso di ordine, che questa volta viene ancora di più ritmato perché mentre nel primo esempio tra i due pilastri è interposta una colonna, in questo caso sono interposte due colonne; nel primo caso l’alternanza (pilastro-colonna-pilastro) si chiama alternanza renaria, mentre questa si chiama alternanza sassone; sono tutti elementi che contribuiscono a rendere il percorso movimentato e ritmato. 
La presenza del Westwerk che abbiamo visto a Centula, qui non è riproposta, poiché il corpo occidentale non ha la funzione di vero e proprio westwerk perché essendo formato da due parti che si corrispondono identiche l’ingresso avviene lateralmente, questo ingresso laterale e non più lungo l’asse di simmetria e apporta un’ulteriore modifica nella concezione dello spazio interno, infatti quando si entrava da occidente il visitatore sommava i quadrati e poi giungeva all’altare, in questo caso entrando da uno dei due lati non è subito attirato dall’altare, ma è colpito da un ventaglio di prospettive che si presentano ai suoi occhi, poiché quando entra vede questo intrigo di sostegni e vede in lontananza anche ambienti diversi rispetto all’ingresso.
Quindi la visione dinamica in direzione dell’altare si accresce ancora di più perché lo sguardo è catturato da elementi specifici che lo portano a conoscere queste parti prima di arrivare all’altare, quindi come abbiamo detto è lo spazio d’esperienza che comincia ad affermarsi con sempre più evidenza ed alla ricchezza di elementi architettonici si associano anche elementi decorativi, sopratutto le dimensioni degli ambienti laterali (che in questo caso fungono anche da portici d’ingresso) si dilatano, perché in questo caso le navate laterali sono tre quarti quella centrale (questa grande profondità è un’elemento di ritorno alle grandi basiliche paleocristiane e ai grandi edifici termali così come abbiamo visto in altri esempi).
La mancanza di un westwerk avrebbe in qualche modo negato l’importanza dell’edificio per questo si rimedia a questa mancanza disponendo nei transetti delle gallerie che fungono a westwerk.
Elemento d’interesse è anche la presenza della cripta, la quale presenta un deanbulatorio, anticipando quelle soluzione delle chiese di pellegrinaggio che diventeranno diffuse in epoca romanica; ma la vera caratteristica è che il muro esterno è sovrapposto a quello più interno ed è più elevato, per rendere il passaggio fra i piani più armonico possibile, troviamo quindi un nuovo elemento ovvero quello di tener conto del dosaggio di proporzioni nella disposizione di volumi esterni (elemento che caratterizzerà fortemente l’architettura romanica tedesca, cioè il romanico tedesco non ha particolari originalità rispetto ad altri impianti ma sicuramente si distingue per questa attenzione rivolta alla distribuzione delle masse, continuando la tradizione ottoniana, il romanico tedesco cattedrali come Worms, Magonza o la stessa Spira si distinguono per il fatto che riprendo o il tema equipolare, quindi arricchendo le composizioni agli estremi con un’insieme di aggiunte di torri, oppure realizzano chiese in cui soltanto la parte occidentale è prevalente rispetto a quella orientale, allo stesso modo che in epoca carolingia però arricchendosi di forme diverse e variegate).
All’interno si nota come mancano le tribune e quindi si trovano le arcate al piano terra e la fila di finestre al piano superiore, la fascia intermedia manca, però si continua a mantenere le indipendenze tra i vari piani (infatti le arcate delle finestre non sono in asse con le arcate sottostanti); si riscontra anche la volontà di ottenere dei volumi perfettamente definiti poiché la superficie liscia delle pareti accentua questo significato.

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