La cattedrale di Chartres


Se la maggiore libertà consentita dal contraffortamento delle volte grazie all’impiego degli archi rampanti (con la conseguente abolizione dei matronei) ha permesso al maestro di Bourges di reinterpretare in modo originale la spazialità interna della navata, i costruttori di Notre-Dame di Chartres, muovendo dalle stesse premesse tecniche, trasformano completamente l’organismo architettonico in ogni suo aspetto. Il rifacimento dell’edificio segue quasi immediatamente un incendio del 1194, che aveva distrutto la chiesa esistente, i lavori si conclusero più o meno nel 1221. L’alzato è a tre piani, come quello di Bourges, ma con rapporti completamente differenti, invece che le proporzioni visionarie adottare a Bourges, il maestro di Chartres realizza un’equilibrio di sapore classico, che si manifesta nell’identica altezza attribuita al piano delle arcate ed al claristorio.
La rinuncia alle tribune, necessaria per dare maggiore ampiezza alle finestre, trova giustificazione nella volontà semplificatrice, espressa anche dalla decorazione; ci sono però altre ragioni, infatti negli ultimi anni del XII secolo si vide affermare un diverso tipo di celebrazione dell’eucarestia che necessitava una partecipazione visiva del sacrificio sull’altare, un’aspetto che necessita l‘abolizione delle tribune.
Questa però non è l’unica innovazione di Chartres, infatti un’altra, immediatamente ripresa in quasi tutte le chiese successive riguarda le campate, che assumono forma rettangolare e sono coperte con volte a crociera quadripartite, per cui viene a mancare la necessità dell’alternanza dei pilastri (qui ancora mantenuta, forse per paura di un’eccessiva monotonia). Relativamente alla forma dei sostegni delle arcate uno rotondo con colonnette poligonali in corrispondenza dell’asse trasversale e longitudinale, ed il successivo poligonale con colonnette rotonde è il cosiddetto pilastro incantonato, destinato a diventare esemplare.
La dimensione gigantesca delle finestre, alte circa 14 metri, pari ai rosoni della facciate, ha come evidente presupposto che la navate centrale sovrasti di molto le altre (come effettivamente accade anche in altezza), la soluzione, resa possibile dall’uso degli archi rampanti, comporta l’abbandono del profilo esterno gradonato, caratteristico delle chiese con tribune (ma ancora adottato a Bourges) in favore di un’alzato tanto semplice quanto grandioso a soli due livelli (anche il disegno degli archi rampanti si adegua alla nuova dimensione, nella forma di una doppia ghiera). Il disegno varia in corrispondenza del coro, per adattarsi alla presenza di doppie navate laterali, che richiesero doppi archi rampanti, si tratta di una soluzione estranea alla compatta e misurata monumentalità del corpo longitudinale, una soluzione forse necessitata dalla volontà di mantenere l’antica cripta romanica.
La formula chartriana (abolizione delle gallerie, ingrandimento del claristorio, campata rettangolare quadripartita, pilastro incantonato) ebbe un successo immediato, perché rispondeva in modo semplice e convincente all'esigenza di razionalizzare i processi costruttivi e perché consentiva di attribuire all’edificio una grandiosità inedita.

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