Cattedrale di Gloucester


Fu iniziata nel 1089 e fu terminata nel 1499. L’edificio ha un impianto longitudinale tripartito con navata centrale più ampia e alta che conduce ad un transetto dotato, sul lato lungo rivolto verso il tratto terminale della chiesa, di 2 cappelle semicircolari che fiancheggiano il coro (sotto c’è la cripta) a forma circolare prolungata circondato da un deambulatorio dove si affacciano 2 cappelle radiali ai lati di un vano rettangolare molto ampio a completamento della planimetria, nel quale è stata ricavata la Cappella della Madonna. Sopra il coro, nel punto del vano da crociera, si erge una torre quadrata coronata alle 4 estremità da torrette coperte da cuspidi.
Le navate sono separate da possenti pilastri a forma ovale sui quali partono arcate a tutto sesto, seguito da triforio, cleristorio con vetrate e volte costollonate: il vano non è particolarmente alto. La facciata presenta un portale centrale posto su una parete priva di decorazione, sopra la quale si erge un’enorme arcata a sesto acuto all’interno della quale sono state ricavate una serie di finestre di forma estremamente allungata.

La cattedrale di Wells


Anche sul piano della parete la suddivisione in campate è appena accennata dalle esili colonnette che nascono sopra gi abachi delle arcate, ma questo risultato aveva trovato un’espressione assai più drastica nella navata della cattedrale di Wells (1180-1890), dove le colonnette iniziano solo all’altezza dei pennacchi del triforio e la continuità di quest’ultimo sottolinea lo sviluppo longitudinale del vano, in totale contrasto con i modelli del primo gotico francese (è questa la manifestazione più evidente di quello che viene definito orizzontalismo del gotico inglese). Rispetto a Wells la cattedrale di Lincoln presenta arcate più alte, ma le finestre del claristorio rimangono piuttosto piccole e le volte si impostano ben al di sotto del loro davanzale, rendendo inutili gli archi rampanti, anche grazie alla conservazione del muro spesso.
La facciata di Lincoln è concepita come un grande schermo, che ingloba al centro la superstite struttura normanna, celando la continuità dietro la sviluppo orizzontale di replicate file di arcatelle; al di sopra del portale centrale fu innalzato un’altissimo arco acuto, sormontato da una terminazione a timpano.
La caratteristica delle facciata della cattedrale di Wells è invece lo sviluppo in larghezza, infatti le torri laterali sporgono rispetto al filo delle navatelle; questo perché fu concepita per l’esposizione di un vasto programma scultorio.
La chiesa ha un impianto cruciforme che inizia con 3 navate separate da pilastri con semicolonne che sorreggono arcate a sesto acuto, triforio e vetrate poste sotto la copertura costollonata. Questo primo ambiente termina con un originale arco a sesto acuto fiancheggiato da 2 piccoli oculi da cui parte un’altra apertura più grande dell’arcata sottostante: una finta e originale parete che immette nel transetto (sul vano di crociera si erge una torre, più alta di quelle di facciata) anch’esso tripartito e di poco
meno ampio del corpo longitudinale.

La cattedrale di Lincol


La cattedrale di Lincoln (1092) venne rifatta a seguito di un devastante terremoto che lasciò solo in piedi la facciata occidentale; la nuova costruzione derivava direttamente da Canterbury, di cui ripete l’andamento dei transetti, l’alzato a tre piani e il tipo di volte esapartite, adottate nei bracci dei due transetti. Troviamo anche il motivo delle colonnette in controvena di marmo nero, impiegate con un tale studio che addirittura superano il modello; a queste caratteristiche se ne aggiungono altre assolutamente originali, infatti nel cosiddetto coro di Sant’Ugo il disegno delle volte ha un’andamento asimmetrico, in quanto le nervature non si incontrano al centro di ogni campata, ma in due punti equidistanti dal centro; in questo modo le vele, a destra e sinistra dell’asse (sottolineato da un pesante costolone rettilineo) formano in proiezione due triangoli scaleni, mentre altri costoloni collegano i vertici di questi triangoli con lo spigolo più vicino del lato opposto, formano un’ulteriore serie di strette vele rettangolari. Si tratta comunque di un’effetto del tutto decorativo, in quanto l’utilizzo di muri spessi e continui rende praticamente inutile la ripartizione delle spinte attraverso le nervature; forse la volontà era quella di adattare una volta esapartita ad una base rettangolare senza pile deboli; questa soluzione non ebbe seguito.
Un’altra soluzione insolita è quella presente nella zona inferiore delle navate laterali del coro di Sant’Ugo e nel transetto est, sotto le finestre appare una doppia serie di arcate a parete, sfalsate e disposte l’una di fronte all’altra, la serie anteriore su colonnine di marmo nero, ha archi trilobati, quella posteriore più bassa, con semplici archi acuti; questa soluzione accentua illusivamente l’effetto di profondità e rimanda al gusto tipicamente inglese delle pareti sdoppiate.
Dopo il 1220 un nuovo maestro costruisce la navata di Lincoln, variando le proporzioni delle volte ma con una sostanziale adesione al progetto originale; nella copertura elemento dominante è la robusta nervatura assiale, che corre ininterrotta e sulla quale si innestano ad intervalli regolati i costoloni diagonali ed i tiercerons, che inquadrano le aperture del claristorio; si ha l’effetto di una copertura continua, che sottolinea l’unità dello spazio.

L'esplosione del gotico in Inghilterra

Al momento della costruzione delle due grandi cattedrali Riccaro Plantageneto Cuor di Leone re d’Inghilterra possedeva anche i territori del ducato d’Angiò, Normandia ed Aquitania, queste regioni possedevano dal punto di vista architettonico un’autonomia tale da elaborare la definizione di gotico plantageneto. La tendenza dei costruttori angioniani era quella di ricoprire le volte di una trama complessa di nervature incrociate, questo genere di ricerche trovò eco in Inghilterra, ma non sembra convincente dedurre l’esistenza di rapporti diretti tra i costruttori delle due aree; nell’isola l'articolazione delle volte con nervature supplementari e costoloni assiali di colmo trova ampia applicazione, ma si innesta sui caratteri originali ed autonomi dell’architettura inglese.
  1. La cattedrale di Lincoln
  2. La cattedrale di Wells
  3. La cattedrale di Gloucester

La cattedrale di Amiens


La costruzione della cattedrale di Amiens ebbe inizio nel 1220, promossa dal vescovo Evrard de Fouilloy ad opera del maestro di nome Robert de Luzarches; il progetto delle navate sviluppa il modello di Chartres, accentuandone ulteriormente l’altezza, l’architetto tornò al modello di pilastro chertriano, con il capitello delle arcate articolato a produrre una sorta di snodo figurativo, ma se la colonneta anteriore interrotta solo da una modanatura corrispondente alla cornice dell’abaco, esalta la verticalità, una fascia continua, caratterizzata da un chiaroscuro naturalistico, corre sotto il triforio, dividendo idealmente l’alzato in due piani.
L’effetto è rafforzato dal trattamento della superficie superiore, dove le colonnine in controvena che articolano le aperture del claristorio sono prolungate in basso fino a questa fascia fondendo finestre e triforio in un disegno unitario. I costruttori di Amniens rinnovano anche il disegno delle finestre, sostituendo due bifore alla coppia di monofore sottostanti la rosa, sicché in sintesi si forma una finestra quadripartita, le cui partizioni secondarie replicano lo schema principale.
Allo stesso maestro è stata attribuita la facciata molto sottile, il disegno dipende evidentemente da quello di Parigi ed assume come principio compositivo la collocazione del rosone tangente internamente alla chiave della volta maggiore; tuttavia le proporzioni inusuali della navata portano il rosone ad una altezza troppo elevata e la straordinaria altezza delle arcate interne porta a mantenere la zona dei portali più bassa di queste, con la necessità di aggiungere due fasce orizzontali per raggiungere la zona del triforio.
Inizialmente il corpo longitudinale è composto da 3 navate, quella centrale più ampia, ma, una volta superato il transetto, anch’esso tripartito, il coro che ne segue è scandito in 5 settori che in corrispondenza dell’abside semicircolare deambulata, i 2 settori più esterni vengono rimpiazzati da cappelle radiali di cui quella centrale più sporgente.

La cattedrale di Reims


Il nuovo tipo di alzato a tre piani con claristorio fortemente ampliato, stabilito nella navata di Chartres ebbe grande risonanza e venne ben presto ripreso, il modello infatti affermava una concezione del progetto come metodo e come approccio analitico ai problemi, corrispondente all’atteggiamento di pensiero sistematico e razionale degli ambienti dell’Ile de France; inoltre consentiva un’adeguato utilizzo degli archi rampanti in modo semplice e logico, collegandole con un desiderio di monumentalità affidato essenzialmente al grande sviluppo delle dimensioni e alla ricerca di un’equilibrio e di un’armonia tra le parti (perseguita attraverso l’utilizzo di rapporti semplici e musicali). Si tratta di un periodo di intensa attività architettonici, con la costruzione delle cattedrali di Chartres, Reims e Amiens, un periodo che viene anche chiamato con il termine di altogotico, per indicare il culmine della parabola del gotico in un periodo che va dal 1195 al 1230.
La cattedrale di Reims (1210) adotta insieme al modello dell’alzato anche il pilastro di Chartres, ma con una correzione, ovvero le quattro colonnette del primo ordine hanno un capitello alto quanto quello del nucleo centrale, per cui troviamo una fascia continua scolpita con ricche forme naturalistiche e sormontata da un’unico abaco, assimilabile ad un quadrato con gli angoli arrotondati, favorendo una lettura più immediata del pilastro incantonato.
Anche nell’impianto planimetrico Reims riprende la cattedrale di Chartres, anche se il corpo longitudinale è più lungo, il transetto meno sporgente ed il coro presenta cinque cappelle serrate l’una all’altra; ma le variazioni più significative riguardano la struttura della parate delle cappelle e delle navate laterali, in particolare il disegno delle finestre, unificando le due monofore e l’oculo sovrastante, insieme ai quattro residui triangoli curvilinei ugualmente forati, in un’unica finestra archiacuta, aperta da montante a montante. La luce in questo modo si diffonde con regolarità nella navata; la novità si ritrova anche all’esterno, dove grazie alla ripetizione costante la finestra traforata diventa il motivo che contribuisce a dare un’effetto di unità alla struttura, cui concorrono anche gli alti contrafforti verticali e dei pinnacoli fortemente acuti.
Come a Chartres anche Reims è caratterizzato dall’assoluto equilibrio tra slancio verticale e solidità materica delle strutture, ma a Reims le linee verticali prevalgono sulle orizzontali, inoltre mai come a Reims l’architettura gotica ha cercato una rigorosa corrispondenza tra la proiezione esterna e lo spazio interno e nello stesso tempo la massima chiarezza ed unità espressiva, mediante la ripetizione di elementi specifici.

La cattedrale di Chartres


Se la maggiore libertà consentita dal contraffortamento delle volte grazie all’impiego degli archi rampanti (con la conseguente abolizione dei matronei) ha permesso al maestro di Bourges di reinterpretare in modo originale la spazialità interna della navata, i costruttori di Notre-Dame di Chartres, muovendo dalle stesse premesse tecniche, trasformano completamente l’organismo architettonico in ogni suo aspetto. Il rifacimento dell’edificio segue quasi immediatamente un incendio del 1194, che aveva distrutto la chiesa esistente, i lavori si conclusero più o meno nel 1221. L’alzato è a tre piani, come quello di Bourges, ma con rapporti completamente differenti, invece che le proporzioni visionarie adottare a Bourges, il maestro di Chartres realizza un’equilibrio di sapore classico, che si manifesta nell’identica altezza attribuita al piano delle arcate ed al claristorio.
La rinuncia alle tribune, necessaria per dare maggiore ampiezza alle finestre, trova giustificazione nella volontà semplificatrice, espressa anche dalla decorazione; ci sono però altre ragioni, infatti negli ultimi anni del XII secolo si vide affermare un diverso tipo di celebrazione dell’eucarestia che necessitava una partecipazione visiva del sacrificio sull’altare, un’aspetto che necessita l‘abolizione delle tribune.
Questa però non è l’unica innovazione di Chartres, infatti un’altra, immediatamente ripresa in quasi tutte le chiese successive riguarda le campate, che assumono forma rettangolare e sono coperte con volte a crociera quadripartite, per cui viene a mancare la necessità dell’alternanza dei pilastri (qui ancora mantenuta, forse per paura di un’eccessiva monotonia). Relativamente alla forma dei sostegni delle arcate uno rotondo con colonnette poligonali in corrispondenza dell’asse trasversale e longitudinale, ed il successivo poligonale con colonnette rotonde è il cosiddetto pilastro incantonato, destinato a diventare esemplare.
La dimensione gigantesca delle finestre, alte circa 14 metri, pari ai rosoni della facciate, ha come evidente presupposto che la navate centrale sovrasti di molto le altre (come effettivamente accade anche in altezza), la soluzione, resa possibile dall’uso degli archi rampanti, comporta l’abbandono del profilo esterno gradonato, caratteristico delle chiese con tribune (ma ancora adottato a Bourges) in favore di un’alzato tanto semplice quanto grandioso a soli due livelli (anche il disegno degli archi rampanti si adegua alla nuova dimensione, nella forma di una doppia ghiera). Il disegno varia in corrispondenza del coro, per adattarsi alla presenza di doppie navate laterali, che richiesero doppi archi rampanti, si tratta di una soluzione estranea alla compatta e misurata monumentalità del corpo longitudinale, una soluzione forse necessitata dalla volontà di mantenere l’antica cripta romanica.
La formula chartriana (abolizione delle gallerie, ingrandimento del claristorio, campata rettangolare quadripartita, pilastro incantonato) ebbe un successo immediato, perché rispondeva in modo semplice e convincente all'esigenza di razionalizzare i processi costruttivi e perché consentiva di attribuire all’edificio una grandiosità inedita.

La cattedrale di Bourges


Il cantiere della cattedrale di Bourges si apre nel 1195 e dopo un’interruzione di alcuni anni nel 1255 era completata, rispettando l’originale progetto; la pianta ripete quella di Notre-Dame di Parigi, a cinque navate e coro a doppio ambulacro con cappelle radiali sporgenti, presentano entrambi una simile volumetria compatta, ma mentre a Parigi il transetto è allineato con le navatelle a Bourges manca del tutto, come nell’impianto originale della cattedrale di Sens (che rappresenta un’altro possibile modello). Anche sotto altri aspetti la cattedrale sembra attardarsi su soluzioni conservative, come l’impiego in tutta la navata di volte esapartite, la volumetria gradonata che ricorda quella delle chiese con tribune, il trattamento delle superfici esterne con architetture continue, cieche o aperte.
L’assenza del transetto (che consente all’architetto di configurare le doppie navate laterali come due corpi gradonati addossati alla navata maggiore, che avvolgono l’abside senza soluzione di continuità) e la regolare successione degli archi rampanti, sono i mezzi utilizzati per realizzare un volume esterno unitario e compatto; questo risultato trova una corrispondenza esatta nel grande vano interno, unico e cavo, che costituisce la grande novità di Bourges.
L’abolizione delle gallerie ha consentito all’architetto di elevare arcate altissime (circa 20 metri), attraverso le quali la navata centrale si apre completamente a quelle laterali, con un’effetto di ampliamento e di totale fusione dello spazio. La parete della navata maggiore presenta un’alzato su tre piani (arcate, triforio e finestre); il coro va oltre le realizzazioni della fine del XII secolo nell’insistenza sull’impiego di elementi linearistici che contribuiscono allo stesso risultato, le sottili nervature non suddividono la superficie delle volte in campate, ma si limitano a disegnarvi una leggera trama grafica.

L’esplosione del gotico 1195-1225


L’interesse per i costruttori versi gli archi rampanti, che furono intesi immediatamente come un formidabile strumento tecnico-strutturale, è testimoniato dal loro rapido diffondersi nell’ultimo decennio del XII secolo. Nelle costruzioni più importanti gli archi rampanti verranno replicati in batterie sovrapposte, si ergeranno possenti contrafforti verticali, scalettati e sormontati da tabernacoli e guglie. Ma altrettanto importanti sono le modifiche che ne risultano all’interno e sulla spazialità del vano della navata principale, infatti il perfezionamento di queste tecniche rende possibile accrescere l’altezza della navata centrale, senza ricorre alla realizzazione di tribune sulle navate minori; questa soluzione era già stata adottata da altri cantieri, ma in quei casi era dovuto alle ambizioni del progetto, solo nei grandi cantieri aperti alla metà degli anni novanta, Bourges e Chartres, che le potenzialità di rinnovamento insiste in questa rinuncia vengono impiegate ai fini di conseguire un nuovo effetto monumentale, questo risultato sarà raggiunto attraverso lo sviluppo di due diverse linee operative.

L'esplosione del gotico in Francia
  1. La cattedrale di Bourges
  2. La cattedrale di Notre-Dame di Chartres
  3. La cattedrale di Reims 
  4. La cattedrale di Amines
L'esplosione del gotico in Inghilterra
  1. La cattedrale di Lincoln
  2. La cattedrale di Wells
  3. La cattedrale di Gloucester

La cattedrale di Canterbury


Nel 1174 la cattedrale di Canterbury venne colpita da un’incendio e per questo si decide si ricostruirla nelle sue parti danneggiate, tra i vari maestri costruttori che accorsero si impose Guglielmo di Sens, quale propose il rifacimento, in forme rinnovate, del coro. Gervaso (un monaco del tempo) osserva come i sostegni del nuovo coro (pilastri e colonne) non differiscano in pianta da quelli antichi, ma sono molto più alti (come sono tutte le proporzioni dell’edificio); inoltre la con volte a crociera costolonate si presenta come il modulo determinate la spazialità dell’intero edificio, in modo tale che è ridotta l’autonomia di ogni singola parte nella ricerca di una maggiore fusione spaziale, è quanto, con linguaggio attuale, viene definito il superamento della concezione compositiva romanica per sommatoria di entità spaziali autonome e la tendenziale unità dello spazio gotico, si assiste alla dissoluzione del muro in quanto tale e alla riduzione del confine spaziale per arrivare ad un sistema diafano. Da questo deriva il discorso riguardate la luce, l’interno della chiesa gotica è infatti ben diverso dalla profonda oscurità che domina negli edifici romanici, anche se l’incremento di luminosità (dovuto allo svuotamento delle pareti) rimane relativo (almeno nella prima metà del XIII secolo) e comunque non rappresenta lo scopo dei costruttori. Infatti la luce gotica è più che altro una luce colore, che non sembra filtrare dalle finestre ma direttamente emanate da esse, una luce non naturale che si integra con la struttura dello spazio, condizionandola e trasfigurandola con la sua continua mutevolezza nel corso del giorno e dell’anno.
L’edificio ha una pianta un po’ “movimentata”: si inizia con un corpo longitudinale tripartito (voltato a crociera costollonate) da pilastri cruciformi che porta ha un primo transetto, superato il quale sorge il coro seguito dal presbiterio, quest’ultimo collocato nel mezzo di un secondo transetto di poco più grande con, su ogni braccio, 2 cappelle semicircolari che fiancheggiano l’ultimo tratto dell’edificio composto da un ambiente semicircolare di forma allungata (sul quale si aggancia un ultimo vano circolare) contenente tombe e la Cappella della Trinità. Sulla navata di sinistra affaccia un chiostro dal quale è possibile accedere agli ambienti monastici (è possibile raggiungerli anche da passaggi ricavati dai bracci sinistri dei transetti). La facciata principale è fiancheggiata da 2 torri, dalle quali partono contrafforti che circondano tutto il perimetro dell’edificio e dividono a gruppi di 4 le finestre che illuminano le navate laterali scandite su 3 registri sovrapposti e coronati, all’esterno da un’arcata a sesto acuto; una terza torre, più alta, si erge sul vano da crociera ottenuto con l’intersezione dei primo transetto.

La cattedrale di Notre-Dame a Parigi


L’ultima opera pregotica è la cattedrale di Parigi, Notre Dame, iniziata nel 1163 e modificata più volte, all’interno riprende la soluzione esemplificata che abbiamo visto a Laon: volte esapartite, grosse colonne assimilate a pilastri, tre piani compresa la galleria. In questa grande chiesa a cinque navate, la partitura non ha ricevuto ancora la sua forma matura, la quale compare quando, resa finalmente inutile la presenza delle gallerie, la composizione della parete risulta composta solamente da due piani (arcate e finestre-luci) e da un basso e minore triforio intermedio, è la soluzione che risulta essere adottata per la prima volta nella cattedrale di Chartres.
Il corpo longitudinale è diviso in cinque navate, scandite da dieci campate, fiancheggiate da cappelle che girano tutto il perimetro (ad eccezione della facciata e del transetto); superato il transetto, ampio quanto la navata mediana, non sporgente, segue un coro a cinque navate con cinque campate che portano all’abside semicircolare, doppiamente deambulata e divisa in cinque settori dove sono collocate cappelle radiali. Le navate sono separate da pilastri con semicolonne che reggono crociere costollonate poste sotto una serie di arcate rampanti e contrafforti (poggiano sulle pareti del cleristorio illuminato da vetrate) che reggono le pareti della navata centrale a tre livelli (arcate a sesto acuto, triforio e cleristorio).

La cattedrale di Laon


Ma la vera innovazione architettonica e compositiva appare nella cattedrale di Laon, costruita fra il 1160 ed il 1204, con torre lanterna, quattro torri, coro rettangolare e la facciata che diventerà prototipo di fronti altogotiche. La scelta compiuta a Laon è quella di realizzare un’immagine dell’interno omogenea e fortemente segnata, riducendo l’ampiezza delle campate, marcando in modo decisivo le linee verticali ed articolando tutto l’insieme, per ottenere una lunga fuga prospettica lungo la navata, svolta secondo un ritmo scandito e serrato. La prevalenza di questa soluzione è così marcata che la forma esapartita delle volte e la differenza fra i fasci di colonnini non riescono ad incidere sugli effetti d’insieme.
Un corpo longitudinale tripartito con navata centrale molto più ampia e alta che conduce verso un transetto ampio è tripartito esattamente come il corpo ed esso perpendicolare; all’edificio è possibile accedere anche dai due bracci dei transetti dotati anch’essi, come la facciata principale di due torri e di un nartece a quattro campate. Le pareti della navata mediana sono scandite su quattro livelli: arcate a tutto sesto, forum, triforio e ampie finestre. Il coro a terminazione dell’edificio, inizialmente a tre navate, è stato ingrandito a dieci, di conseguenza il transetto interseca il corpo longitudinale quasi al centro.

La cattedrale di Sens


Contemporaneamente al coro di Saint-Denis è quello della cattedrale di Sens (1150 circa) il quale, pur mostrando nei pilastri angolari una robusta membratura di carattere romanico, rivela apertamente forma ormai gotiche nella risoluzione della volta esapartita, la scelta di questo tipo di copertura su pianta quadrata, con la conseguente accentuata diversità fra i pilastri estremi e binato di colonne intermedio, genera una campata doppia, che si definisce come motivo architettonico complesso, accentrato e chiuso in se stesso, motivo che, adottato come modulo, si ripete lungo tutta la navata.
L’architetto, Guglielmo di Sens, nel 1135, ricorre a un volume semplice tripartito e continuo se si esclude la leggera sporgenza del transetto. La facciata principale, quella ovest, richiama quella di Saint-Denis, un nartece con 3 ingressi.
Tutto il perimetro dell’edificio è scandito da contrafforti e da un primo tentativo di impiego di archi rampanti per sostenere le sottili pareti della chiesa.
La navata centrale è scandita dall’alternarsi di pilastri forti e deboli, questi ultimi composti da semplici colonne binate; come nell’età romanica la parete è scandita su 3 livelli, quello più basso è movimentato da archi a sesto acuto, quello intermedio è occupato dal triforio mentre quello più alto, il cleristorio, da ampie vetrate sotto le volte costollonate della copertura. La parete del transetto è scandita da solo 2 ordini, manca il triforio allo scopo di ingrandire le vetrate. Il lato lungo del transetto, in direzione del coro deambulato che termina con un’abside centrale sporgente, presenta 2 absidi che fiancheggiano il corpo longitudinale.

Il coro di Saint-Denis


Il monumento che segna l’inizio del sistema strutturale gotico è l’abbazia di Saint-Denis, riedificata dall’abate Suger nel corpo frontale di facciata e nel nuovo coro, consacrato nel 1144, conformato come un doppio deambulatorio. E’ proprio questo coro (poi rifatto nel XIII secolo) a rappresentare il primo esempio di grande impianto caratterizzato dalla concentrazione dei pesi e delle spinte sopra una serie di sostegni isolati (e relativamente esili), allo scopo di realizzare uno spazio libero e comodo per l’afflusso dei fedeli; inoltre viene qui per la prima volta testimoniata la scelta di un nuovo tipo di copertura, ovvero la volta a crociera costolonata e rialzata, conformata a sesto acuto.
Negli anni successivi alla realizzazione di questo coro prende gradualmente inizio la formazione del sistema scheletro, nel nuovo assetto dell’edificio chiesastico la conformazione delle volte è diretta a realizzare la concentrazione delle spinte nelle ristrette zone d’imposta, situate sulle pareti, contro le quali si ergono gli archi rampanti, che a loro volta scaricano le sollecitazioni sopra i contrafforti rastremati. Si tratta quindi di un sistema che riprende il tema statico strutturale della chiesa romanica, ma lo risolve in una maniera differente.
Le navate 3 sono, voltate a crociera, quella centrale più ampia e più alta, e sul lato nord si aggancia una fila di cappelle. L’edificio è preceduto da un nartece con rosone a richiamo dei Westwerk carolingi: 3 portali e una torre sul fianco meridionale. Il complesso comprende archi a sesto acuto, rampanti, volte costollonate, cappelle radiali, deambulatori, cleristorio con enormi vetrate, ecc., era la prima volta che questi elementi comparivano tutti insieme in un progetto.

Il Pre-gotico


La trasformazione della chiesa romanica nella chiesa gotica comporta un lungo e composito processo di graduale conversione dell’organismo statico-costruttivo, un processo che prende inizio nel terzo decennio del XII secolo e giunge a compimento nel nono decennio successivo. Si tratta di uno sviluppo in cui l’intera massa muraria della chiesa romanica, composta da una grande struttura continua, dotata di forti spessori e dimensioni, posta a creare un sistema statico spingente verso l’esterno, si trasforma attraverso vari fasi e successive modifiche in un’organismo diverso, realizzando la propria stabilità attraverso un criterio opposto a quello adottato in origine.
Il nuovo principio risulta quello di definire e specificare con sufficiente esattezza le forze agenti entro il sistema, individuando la direzione e l’entità delle sollecitazioni portate alle singole strutture, ciò allo scopo di sistemare l’ossatura resistente nei nodi vitali della costruzione, convogliando le forze lungo predeterminati percorsi.
In tal modo la trasformazione della chiesa romanica in quella gotica si profila come la graduale sostituzione di un sistema statico non sufficientemente definito (perché resistente per massa materica, spessore e peso), con un’organismo che si libera delle parti superflue e tende a conformarsi come la raffigurazione muraria del sistema statico adottato: una trasformazione da blocco murario a sistema scheletrico.
L’impulso che durante il XII secolo spinge gli architetti dell’Ile de France a realizzare gradualmente questa radicale trasformazione sorge da una spontanea potenzialità creativa insita nella stessa azione del costruire.
La specificità figurativa perseguita dai gotici e presenta una scelta graduata nel tempo, secondo specifiche direzioni; considerando che la vera figurazione della chiesa gotica è l’interno (essendo gli esterni il retroscena di quell’immagine) la prima scelta che risulta compiuta è quella riguardante la forma conferita al vano della navata, prevista e realizzata come un corpo altissimo (con un rapporto di larghezza ed altezza da 1:2 a 1:3,5), una tendenza ereditata da alcune importanti correnti architettoniche romaniche (espresse nelle chiese di pellegrinaggio) e nelle grandi costruzioni ottoniane.
Questa preferenza formale necessita chiaramente di una partitura in verticale che si manifesti come geometrica partitura dello spazio, vengono quindi inseriti pilastri a tutta altezza e le arcate a costituire l’ossatura dell’edificio.
  1. Coro di Saint-Denis
  2. Cattedrale di Sens
  3. Cattedrale di Laon
  4. Cattedrale di Notre-Dame di Parigi
  5. La cattedrale di Canterbury